martedì 3 maggio 2016

In conto danni di guerra...

"I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza". 

Si tratta di un passo del celeberrimo "Bollettino della Vittoria", emesso dal comandante supremo del regio esercito, Armando Diaz, il 4 novembre del 1918 all'indomani della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Un'immane macello, la prima guerra tecnologica dell'umanità è stato scritto, che di fatto concluse uno dei periodi di maggiore crescita economica del nostro Paese. Dopo la guerra, in Italia come in gran parte dei paesi belligeranti, la riconversione dei soldati e del Paese all'economia di pace non fu senza difficoltà. La guerra, di fatto, costituì da spartiacque fra un mondo del passato ed un mondo nuovo, senz'altro tutto da costruire ma che proprio per questo non poteva non subire il fascino di nuove idee politiche e sociali. Già nel 1917 in Russia si ebbe la rivoluzione d'ottobre, ed in Italia cinque anni dopo, nel 1922, con la marcia su Roma, abbiamo la rivoluzione fascista, ed in diversi altri paesi europei analoghe iniziative erano in preparazione, con alterne vicende, negli anni successivi.




Ma quale è il motivo di questo breve excursus storico in un blog di cultura scientifica? Il fatto è che, accanto alla Storia, con la maiuscola, scorre anche la storia, con la minuscola, della scienza in Italia, ed in particolare dell'astronomia. Ho scritto con la minuscola, anche se potremmo discutere su questo, ma comunque la vita degli istituti scientifici e degli scienziati italiani non è mai. ovviamente, slegata dal contesto sociale e politico. Al contrario proprio nelle vicende delle nostre università ed osservatori possiamo spesso vedere riflessi gli eventi importanti del Paese nel suo complesso. Lo abbiamo visto in maniera molto chiara nella suggestiva vicenda del "telescopio di Schiaparelli" che al di là del per altro notevole valore scientifico assurse ad un significato simbolico nell'Italia post-unitaria che cercava una propria identità.

E così invece siamo ora negli anni '20 del secolo scorso, circa una cinquantina d'anni dopo le vicende di cui abbiamo parlato nelle puntate precedenti del blog, e l'astronomia, insieme al mondo, è molto cambiata. Il telescopio di Schiaparelli era pensato per l'osservazione dei pianeti del sistema solare, il tema più caldo diremmo oggi, della ricerca di quegli anni. Gli astronomi poi traducevano in disegni le loro osservazioni. Dalla fine dell'800 ai primi anni del dopoguerra succedono moltissime cose importanti: abbiamo la formalizzazione completa dell'elettromagnetismo, la pubblicazione delle teorie della relatività ristretta e generale, e  naturalmente la meccanica quantistica. Un'autentica rivoluzione, anche in questo campo, che  gradualmente cambia completamente la nostra visione del mondo in un periodo che, non a caso, è stato definito l'epoca d'oro della fisica moderna. E l'astronomia si stava anch'essa trasformando, diventando sempre di più "astrofisica", con la capacità cioè di indagare più profondamente nella natura degli astri che si osservavano, cominciando a conoscerne le proprietà fisiche e compiendo misure sempre più specifiche. Ed in questo scenario cambiano anche le necessità osservative. Non più telescopi con grandi capacità di ingrandimento per oggetti di cui vedere i dettagli più minuti, ma telescopi capaci di raccogliere quanta più luce possibile per permettere di compiere studi spettroscopici. É la spettroscopia che infatti caratterizza questi anni aprendo una catena di scoperte rivoluzionarie anche per l'astronomia. 
Gli astronomi italiani si trovano quindi anch'essi nella necessità di aggiornare il parco strumentale a loro disposizione e diversi tentativi di ottenere finanziamenti per un telescopio di almeno un metro di diametro, per l'epoca un grande telescopio, diedero però sempre esito negativo. E sebbene il contesto italiano fosse positivo, con il fiorire di molti talenti in ogni settore sella fisica, non sembrava che l'esigenza di un grande telescopio con strumentazione adeguata potesse trovare grande accoglienza.

Nel frattempo nell'area milanese le attenzioni erano dedicate a trovare una nuova ed adeguata sede osservativa. A Milano, come in tutte le principali città europee, lo sviluppo industriale e la diffusione capillare dell'illuminazione pubblica avevano reso gli osservatori cittadini sempre meno utilizzabili. Le necessità da soddisfare erano però abbastanza contraddittorie fra loro. Si voleva un sito facile da raggiungere e però allo stesso tempo caratterizzato da cieli bui e quindi lontani dalle grandi città. Qualche compromesso fu necessario, e ad una trentina di chilometri da Milano venne identificata una struttura su una collina poco fuori l'abitato di Merate, in località San Rocco, dove negli anni 1923-1924, l'allora direttore dell'Osservatorio Astronomico di Brera, Emilio Bianchi, organizzò i lavori per la nuova struttura. In una nota dello stesso, datata una ventina d'anni dopo, Bianchi scrisse"È così che sorse la specola di Merate, dedicata quasi esclusivamente a ricerche di astrofisica, mentre la centrale di Brera, unitamente alle sue funzioni di Istituto pubblico, ha continuato la sua attività in osservazioni di astronomia classica".
Tornando però ai primi anni '20, Bianchi aveva comunque pensato di sondare il mercato, come diremmo oggi, per un telescopio di almeno un metro di diametro in grado di aprire la possibilità di compiere spettroscopia ad alto livello ed allo stesso tempo attrezzare al meglio la nuova sede osservativa. I preventivi ottenuti dalla Zeiss, già allora azienda leader del settore, come accennato in precedenza erano però ben al di sopra delle disponibilità finanziarie possibili ed anche sperabili. Ma è qui che invece ci riallacciamo all'inizio di questo articolo, con l'accenno alla vittoria nella Prima Guerra Mondiale.

É in questo scenario infatti che, con i buoni auspici di un personaggio decisamente notevole di quegli anni, il senatore Luigi Mangiagalli, medico, sindaco di Milano, fra i fondatori dell'Istituto Tumori milanese e poi anche rettore dell'Università degli Studi, che nasce l'idea di ottenere un telescopio estremamente avanzato dalla Zeiss come parte del debito di riparazione della Germania  verso l'Italia. Luigi Mangiagalli appare realmente essere uno degli esempi migliori di quella generazione di intellettuali con forte carica progressista che hanno arricchito il panorama milanese nei primi decenni del '900. 
Il Sen. Luigi Mangiagalli
Emilio Bianchi, apriamo una breve parentesi, era sicuramente uomo di ingegno e capacità organizzative. Plausibilmente fascista convinto sin dalla prima ora, non mancò mai di ringraziare pubblicamente il governo Mussolini per il supporto ottenuto per le acquisizioni necessarie per l'attrezzamento della nuova stazione osservativa.  Al tempo della costituzione della sede meratese il Ministro per la Pubblica Istruzione era per altro una persona di prim'ordine: il filosofo Giovanni Gentile. Su Bianchi, purtroppo, aleggiano in realtà anche ombre poco lusinghiere per il suo contributo, ben oltre le "necessità" del tragico momento storico, nell'identificare scienziati con parentele ebraiche al momento dell'approvazione ed applicazioni delle leggi razziali, verso la fine degli anni '30. É un'altra storia, certamente, ma per quanto spiacevole e per certi versi imbarazzante non può essere elusa. Il giornale della Società Astronomica Italiana ha pubblicato una serie di lavori su questo tema non molto tempo fa.

Dopo la fine della guerra le potenze vincitrici, come sempre infatti, si occuparono quindi di ridefinire gli assetti istituzionali del dopo-guerra e, come è ben noto, l'atteggiamento più che di ricostruzione fu fortemente punitivo verso le potenze sconfitte alle quali furono imposti una serie di trattari estremamente onerosi e, per certi versi, umilianti. La Germania nello specifico fu considerata come la principale artefice del conflitto e nel trattato di Versailles, siglato nel giugno del 1919, dovette subite notevoli perdite territoriali e la condanna al pagamento di ingenti riparazioni per "generici danni di guerra". Il rappresentante plenipotenziario per l'Italia in quel frangente fu il presidente del Consiglio dei Ministri Vittorio Emanuele Orlando.

Di fatto, ottenuto l'avallo delle autorità politiche, l'operazione poté procedere e, pur con qualche ritardo, nel luglio 1926 il telescopio arrivò a Merate dove cominciarono i lavori di montaggio sotto la direzione di tecnici dell'azienda tedesca. Si trattava di un telescopio da poco più di un metro di diametro, di concezione e struttura avanzata, e che all'epoca fu uno dei più grandi telescopi europei e per diversi anni il più grande in Italia. Un telescopio che aprì agli astronomi milanesi ed italiani l'accesso a studi spettroscopici moderni per diversi decenni.  

Il telescopio Zeiss in una immagine d'epoca
Il telescopio Zeiss fa per altro ancora maestosa mostra di se a Merate dove è mantenuto in ordine e funzionante anche se, inevitabilmente, non ha più un ruolo specifico nelle ricerche svolte. É spesso utilizzato nelle visite con il pubblico, e con il suo "look" anni '50, come molti visitatori hanno avuto occasione di commentare, ricorda  la forma del "telescopio" nell'immaginario collettivo a differenza magari di strumenti di concezione più  moderna.
Lo Zeiss, come viene brevemente chiamato, ovviamente rispecchia la tecnologia dell'epoca in cui è stato costruito, ed anche dove capita di guidare uno strumento scientifico con uno smartphone, è sempre divertente e suggestivo puntare con precisione questo eroico telescopio attraverso leve, manubri, noni e cercatori. Un tocco di vintage  astronomico nel moderno mondo dei big-data.

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